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DECIMA SERIE

AVVERTENZA

l. Il presente volume, settimo ed ultimo della serie decima, .contiene il materiale relativo al periodo 15 dicembre 1947-7 maggio 1948, corrispondente alla seconda fase del quarto ministero De Gasperi, che prese vita quando, in coincidenza con la partenza delle ultime truppe alleate d'occupazione, i partiti socialdemocratico e repubblicano entrarono ufficialmente nel governo (Giuseppe Saragat e Randolfo Pacciardi divennero vice presidenti del Consiglio) a fianco di democristiani e liberali, dando maggiore consistenza alla sua base parlamentare e inaugurando quella formula politica, la coalizione centrista, che avrebbe governato il Paese per molti anni. La data finale del volume non corrisponde invece allo spirare del quarto ministero De Gas peri (che si ebbe comunque pochi giorni dopo), bensì alla conclusione del "periodo provvisorio" della vita politico-costituzionale dello Stato italiano, cui questa decima serie è stata dedicata, in base alla decisione presa nel dicembre 1990 dal ministro degli esteri, su proposta della Commissione, di protrarre la pubblicazione dei Documenti Diplomatici Italiani oltre l'antico termine dell' 8 settembre 1943 e di dividere le nuove serie per legislature, includendo in una serie di passaggio tutto il materiale compreso tra quella data e l 'inizio della prima legislatura repubblicana, che si aprì 1'8 maggio 1948. Il volume ha dunque termine il giorno precedente.

Gli elementi di fondo che costituiscono le coordinate generali entro cui leggere e valutare il materiale contenuto in questo volume sono essenzialmente due: sul piano internazionale, la "guerra fredda", che riceve simbolicamente la sua ufficializzazione con la pubblicazione da parte degli Stati Uniti, nel gennaio 1948, della raccolta di documenti Nazi-Soviet Relations sui rapporti germano-russi 1939-1941, contenente il noto protocollo segreto del 23 agosto 1939 firmato da Ribbentrop e Molotov; sul piano interno, l'indizione nel febbraio e lo svolgimento delle elezioni per la prima legislatura repubblicana, che si celebrarono il 18 aprile 1948. Questi due elementi non riguardavano solo separatamente la politica estera e quella interna dell'Italia, ma avevano anche una profonda reciproca connessione: se la guerra fredda divideva il mondo in due schieramenti contrapposti, il risultato delle elezioni avrebbe stabilito in quale dei campi l 'Italia si sarebbe idealmente collocata, considerato che le maggiori forze politiche italiane, i partiti socialista e comunista uniti nel Blocco del popolo, da un lato, e, dall'altro, la Democrazia cristiana affiancata dai partiti minori della coalizione centrista, facevano più o meno esplicito riferimento nei loro programmi e nella loro propaganda ai due modelli di vita che allora si confrontavano sulla scena internazionale.

Fu questa connessione che determinò, nelle due questioni lasciate parzialmente insolute dal trattato di pace del l O febbraio 194 7, quella delle colonie e quella del Territorio Libero di Trieste, l'inatteso annunzio, il 14 febbraio 1948, che l'Unione Sovietica era divenuta favorevole alla restituzione all'Italia delle sue colonie prefasciste sotto forma di amministrazione fiduciaria, e l'invio, il 20 marzo 1948, della nota anglo-franco-americana all'Unione Sovietica con la quale le tre Potenze occidentali le proponevano di restituire all'Italia tutto il Territorio Libero di Trieste. Sono argomenti molto noti sui quali la documentazione qui pubblicata non apporta rilevanti novità ma consente di precisare le reazioni italiane e quel poco di iniziativa che fu possibile di assumere al Governo. De Gasperi e Sforza erano vivamente impegnati su entrambi i problemi: sul primo, Sforza cercava in ogni modo di pungolare i rappresentanti dei paesi sedenti a Londra nel Consiglio dei Supplenti che doveva predisporre la decisione sulla sorte delle colonie; e, sul secondo, già nell'ultimo scorcio di febbraio egli concorse attivamente a fare dell'offerta sovietica per le colonie l'occasione per ottenere qualcosa dagli Occidentali in materia di Territorio Libero di Trieste. Tutto quello che interessava i due temi è stato ampiamente pubblicato. Manca solo nel materiale esistente una traccia dei due cruciali colloqui che l'ambasciatore americano Dunn ebbe con De Gasperi il 12 e il 15 marzo 1948. Sono state effettuate tutte le ricerche archivistiche possibili: resta da cercare fra le carte personali del presidente De Gasperi, la cui indisponibilità è stata più volte ricordata. È certo deludente doversi affidare per essi alle fonti americane, alle quali occorre anche fare esclusivo riferimento, come si è ricordato nell'avvertenza al volume precedente, per la fornitura di armi all'esercito italiano.

Nel medesimo colloquio De Gasperi-Dunn del 15 marzo si concluse anche la vicenda dell'invito all'Italia a partecipare al costituendo patto dell'Unione occidentale, negoziato aperto pubblicamente dal discorso pronunciato alla Camera dei comuni dal ministro degli esteri britannico Bevin, il 22 gennaio 1948. Le reazioni italiane erano state fin dall'inizio tiepide, ma leggendo la documentazione si percepisce che, insieme a varie ragioni di fondo, ebbe un'influenza negativa l'eccidio di Mogadiscio dell' 11 gennaio 1948, nel quale persero la vita cittadini italiani. Le reazioni ufficiali del Governo italiano furono particolarmente energiche con la messa in stato d'accusa delle locali autorità britanniche d'occupazione. Né fece velo la delicata posizione internazionale del Paese. Tutti i telegrammi d'istruzioni in proposito sono corretti e firmati direttamente da Sforza, come si può constatare dalla documentazione sull'argomento largamente pubblicata a memoria del sacrificio di alcune decine di italiani a ostilità ormai da tempo concluse.

Tra la documentazione importante inclusa nel volume è da ricordare poi quella relativa ai rapporti ancora difficili con l'Austria, la Jugoslavia e la Grecia. Con Vienna, è in fase di attuazione l'accordo De Gasperi-Gruber nelle parti da concordare con l'Austria, ma alla sollecitudine con cui si procede da parte italiana non corrisponde una uguale buona disposizione

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dalla parte austriaca, dove è ancora ben sensibile la delusione per la mancata modifica della frontiera del Brennero. Con Belgrado, a parte le esitazioni che si manifestano nella delimitazione dei confini, e la questione dell'esodo degli italiani dalla penisola istriana, c'è la difficoltà di stabilire un dialogo confacente a due Paesi vicini e non più in conflitto. E qui la vera materia del disagio è l'insoddisfazione jugoslava per la mancata annessione di Trieste. Con Atene, infine, il ricordo degli eventi bellici continua ad essere vivo, nonostante il compenso ricevuto della cessione di Rodi e del Dodecanneso. Le molte profferte di amicizia, da entrambe le parti in questo caso, rimangono discretamente sterili.

L'ultimo capitolo degno di nota è quello contenuto nella documentazione sul negoziato per la progettata Unione doganale italo-francese. Neanche qui si realizzano sostanziali progressi. Ma la cosa non sorprende: i francesi avevano accolto la proposta di Sforza con limitato entusiasmo e la trattativa bilaterale non incide sui rapporti tra i due Paesi perché viene quasi a confondersi con i temi maggiori di natura multilaterale nei quali essi sono impegnati, dalle ultime battute del negoziato O.E.C.E. alle questioni di Trieste, delle colonie e dell'incombente problema della sicurezza per l'Europa occidentale. Le relazioni con i grandi Paesi, nelle diverse problematiche in cui si scompongono, costituiscono ovviamente la parte preponderante della documentazione qui pubblicata. La corrispondenza con Washington, Londra, Parigi e Mosca rappresenta più dei tre quinti dell'intero volume e spiccano le firme di Tarchiani, Gallarati Scotti, Quaroni e Brosio. Uno solo di loro appartiene alla carriera, Pietro Quaroni, e non manca di colpire la coincidenza che si debbano alla sua penna i dispacci più significativi, per logica politica e conoscenza delle situazioni, che si trovano nel volume.

2. La documentazione su questi temi e sugli altri minori che formano l'intero arco della politica estera italiana del periodo, proviene quasi esclusivamente dai fondi dell'Archivio storico del Ministero. In particolare dalla serie degli Affari politici, da quella degli Affari economici, che non ha però offerto, essendo poco ordinata, tutto il materiale che doveva contenere, e dalla raccolta dei telegrammi ordinari e segreti, utilizzando per questi ultimi, come in precedenza, gli originali che sono, in partenza, quelli direttamente firmati dal ministro, e in arrivo quelli non parafrasati. I fondi della Segreteria generale e del Gabinetto sono divenuti dal 194 7 magra cosa per effetto dell'ormai completo ritorno della trattazione degli affari alle direzioni generali competenti per materia. Un discreto apporto, soprattutto per la corrispondenza telegrafica date le lacune e le imperfezioni della raccolta ministeriale, è venuto dai fondi delle quattro ambasciate maggiori, Washington, Parigi, Londra e Mosca, che potranno offrire un contributo ancora maggiore alla ricerca quando saranno ordinati. Altra documentazione si è rinvenuta nell'Archivio centrale dello Stato che conserva una parte dell'archivio privato del conte Sforza. L'altra parte, che si trova ancora presso gli eredi, è stata consultata a Strasburgo per gentile concessione della contessa Anna Sforza. L'interessamento dell'amb. Fausto Bacchetti ha consentito di attingere all'archivio privato di Manlio Brosio ancora, ad eccezione del diario, presso la sua abitazione torinese. Del materiale proveniente dagli archivi esterni al Ministero si è data come di consueto l'indicazione della provenienza.

3. -Una parte del materiale qui pubblicato era conosciuta attraverso gli esiti delle ricerche compiute negli archivi pubblici e privati da vari studiosi appena lo ha consentito la normativa archivistica o gli eredi lo hanno permesso. Nondimeno, la documentazione presentata in questo volume conserva larghi margini di novità sia per la riproduzione integrale dei singoli documenti sia per la sua completezza panoramica in rapporto ai vari problemi della politica estera italiana del tempo; ed integra largamente quanto era noto attraverso la documentazione straniera, in particolare quella contenuta in Foreign Relations of the United States, 1948, vol. I, Genera/; The Uniled Nations, Part l, Washington, United States Govemment Printing Office, 1975; vol. III, Western Europe, id. 1974. Quanto alle testimonianze dei protagonisti maggiori e minori, sono riprodotti brani di documenti o accenni ad essi in CARLO SFORZA, Cinque anni a Palazzo Chigi: La politica estera italiana dal 1947 al 1951, Roma, Atlante, 1952; ALBERTO TARCHIANI, Dieci anni tra Roma e Washington, Verona, Mondadori, 1955; EGIDIO ORTONA, Anni d'America, vol. I, La ricostruzione: 1944-1951, Bologna, Il Mulino, 1984; MANLIO BROSIO, Diari di Mosca, 1947-1951, a cura di Fausto Bacchetti, Bologna, Il Mulino, 1986; ADSTANS (Paolo Canali), Alcide De Gasperi nella politica estera italiana (1944-1953), Verona, Mondadori, 1953. 4. -La preparazione di questo volume è stata resa possibile dalla collaborazione solerte della Segreteria della Commissione. Hanno prestato la loro opera per la ricerca archivistica le dott. Antonella Grossi, Francesca Grispo, Ersilia Fabbricatore e Paola Tozzi-Condivi. Alle stesse si deve anche la predisposizione redazionale del materiale scelto. Inoltre Antonella Grossi ha provveduto alla preparazione dell'indice-sommario, Francesca Grispo della tavola metodica, Ersilia Fabbricatore delle appendici e Paola Tozzi-Condivi dell'indice dei nomi. A loro si deve anche la correzione delle bozze. Infine alla signora Fiorella Giordano si deve il coordinamento con il Poligrafico per la stampa del volume. Esprimo a tutti il mio più vivo ringraziamento per la collaborazione ricevuta, che per le dott. Grossi e Grispo è stata anche una costante e preziosa assistenza al mio lavoro di curatore del volume.

PIETRO PASTORELLI